venerdì 25 settembre 2009

L'america e la scuola

Ah! L’america,l’america! Io non ci sono mai stato in America, ma grazie alla tv so tutto! E so soprattutto che loro sono un passo avanti a noi, soprattutto grazie al sistema scolastico. Lo studente americano è sempre in maglietta a mezze maniche, occhiali da sole ed una particolarità: è sempre abbronzato

Lo studente italiano si veste un po’ come capita la mattina, dipende da cosa si trova sulla sedia davanti al letto e spesso si dimentica di chiudersi la cerniera dei pantaloni.

Gli studenti americani hanno cartelle piccolissime e leggere, per questo motivo sono riusciti ad inventare degli zaini da portare a tracolla.

Lo studente italiano deve portarsi in giro un’intera cartolibreria: tre libri per materia, una valanga di materiale da cancelleria, biro, gomme, righelli, squadre, compassi, inoltre immancabile è la cartelletta con matite, pennarelli, pennelli, forbici, colla e dei fogli da disegno che sembrano dei cartelloni pubblicitari. In più, per ogni evenienza, si porta appresso un ombrellone da spiaggia per proteggere lui e la cartolibreria dalle intemperie ed un rotolo di carta igienica per i momenti di relax sulla turca della scuola.

Lo studente americano parte da casa a venti alle nove, sale sulla sua berlina cabrio cinque porte da millemila cavalli ed altrettanti dollari ed in dieci minuti, con una media di 187 Km/h, è già nel parcheggio della scuola ad arraffare qualche bella ragazza.

Lo studente italiano parte da casa alle sei di mattina perché la scuola dista 50 Km dalla sua abitazione. Munito di stuzzicadenti per tenersi aperti gli occhi, cerca, con l’aiuto di una torcia, la pensilina del pullman. Salito sullo stesso si accorge di non essere su un mezzo pubblico, ma su uno scatolone munito di ruote: ogni volta che il bus passa su un tombino metà dei passeggeri vomita, quando fuori ci sono zero gradi centigradi dentro ce ne sono meno dieci, quando fuori ce ne sono venticinque dentro ce ne sono quarantacinque, non ci sono sedili, ma sedie di tortura. E se fuori piove è meglio tenere l’ombrello aperto anche dentro. Questa specie di coso rettangolare a motore porta il nostro studente alla stazione del treno. E qui lo studente italiano aspetta il probabile arrivo del treno, perché del treno fidarsi e bene, non fidarsi è meglio. Se il treno è in ritardo arriverà in ritardo e se il treno è in anticipo, inspiegabilmente arriverà in ritardo. Arrivato alla stazione di destinazione, lo studente italiano deve correre per 20 minuti per arrivare in orario a scuola, con qualunque condizione atmosferica:sole, pioggia, afa, grandine, un’invasione aliena o il crollo di Wall Street. Alle otto ed un minuto lo studente italiano arriva tutto trafelato in classe e la maestra ha anche il coraggio di chiedergli: “Perché sei arrivato in ritardo!?!”

La classe dello studente americano è così composta: cinque maschi belli e palestrati facenti parte della miglior squadra di basket della scuola e 20 femmine tutte stupende e tutte miss principessa di istituto.

La classe dello studente italiano è così composta: 22 maschi smidollati, poveri, malconci e tutti appartenenti alla peggior squadra di calcetto a 5 della scuola e da 2 maschi ambigui, ma è meglio non scendere nei dettagli.

I professori dello studente americano vengo da New York, i bidelli da Chicago, il preside da Dallas e le impiegate da Houston.

I professori dello studente italiano vengono da Taranto, i bidelli da Napoli, il preside da Caserta e le impiegato da Portopalo di Capo Passero in provincia di Siracusa.

La media dei voti dello studenti americano sfiora il dieci, la sua materia preferita è astrofisica ed ha già depositato sessanta brevetti.

La media dei voti dello studente italiano sfiora il cinque meno meno meno, la sua materia preferita è educazione fisica ed ha già depositato settanta note sul registro di classe.

In fondo, l’ho sempre detto io che era meglio vivere in America.

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